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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 90
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originale
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[90] Nec vero intellego, cur maluerit Epicurus deos hominum similes dicere quam homines deorum. Quaeres, quid intersit: Si enim hoc illi simile sit, esse illud huic. Video, sed hoc dico non ab hominibus formae figuram venisse ad deos; di enim semper fuerunt, nati numquam sunt, si quidem aeterni sunt futuri; at homines nati; ante igitur humana forma quam homines, eaque erant forma dii inmortales: non ergo illorum humana forma, sed nostra divina dicenda est.
Verum hoc quidem, ut voletis; illud quaero, quae fuerit tanta fortuna (nihil enim ratione in rerum natura factum esse vultis) --
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traduzione
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90. Neppure comprendo perch? Epicuro abbia preferito dichiarare gli d?i simili agli uomini piuttosto che gli
uomini simili agli d?i. Mi Chiederai forse che differenza ci sia data la reciprocit? delle due proposizioni, ed io mi
dichiaro senz'altro d'accordo con te. Questo per? voglio dire che agli d?i il loro aspetto non deriv? certo dagli uomini.
Gli d?i infatti sono sempre esistiti e non hanno mai avuto nascimento, dato che sono destinati a vivere eternamente. Gli
uomini invece sono cominciati ad esistere al momento della loro nascita. La figura umana dunque, che fu sempre
propria degli d?i, ? preesistita agli uomini stessi. Non e dunque lecito denominare umano il loro aspetto, ma, piuttosto,
divino il nostro.
Ma su questo punto lascio decidere a voi: questo piuttosto mi chiedo, per quale evento fortunato (e parlo di
fortuna perch?, secondo voi, nulla avviene in natura secondo un principio razionale)
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